Imprese sempre in difficoltà e numeri poco confortanti per l'autotrasporto regionale del Friuli Venezia Giulia, ma la crisi sembra ormai aver toccato il fondo e ora ci sono grosse attese per le ripercussioni positive che lo sviluppo del Porto di Trieste potrebbe avere sul futuro del settore. Di questo si è discusso al club triestino del Propeller, dove il tema “L'autotrasporto, anello vitale dell'intermodalità” ha visto protagonisti come relatori Ervino Harej, manager di
Autamarocchi, Enrico Eva e Rita Rapotez di Confartigianato Trieste, nonché gli avvocati Paola Bardi e Alberto Pasino.
I problemi della frammentazione delle aziende (troppe e troppo piccole), nonché della normativa soffocante e degli scarsi controlli sul cabotaggio sono stati sviscerati da Enrico Eva, segretario generale di Confartigianato Trieste, che ha fornito una serie di dati preoccupanti: «Negli ultimi 10 anni abbiamo registrato un calo nel numero di aziende del 35% in Friuli Venezia Giulia e del 50% in provincia di Trieste, dove oggi ci sono 214 imprese attive. E nel corso del 2013 la Polizia stradale, in tutta Italia, ha elevato solo 93 verbali di violazione per le regole del cabotaggio. Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro».
La correlazione tra lo sviluppo del Porto di Trieste e un possibile (e probabile) rilancio dell'autotrasporto locale è stata evidenziata da tutti i presenti. Nel dibattito che è seguito alle relazioni, non sono mancati riferimenti alla lunga attesa – non ancora terminata – per l'approvazione del Piano regolatore dello scalo regionale, ma anche alla questione del rigassificatore, ipotizzato nei pressi del Porto. Su quest'ultimo impianto si sono già espressi in maniera contraria l'Autorità portuale di Trieste, oltre agli stessi operatori portuali, le autorità amministrative (su tutte Regione Fvg, Comune e Provincia di Trieste) e politiche locali, nonché gran parte della cittadinanza. Si vorrebbe però sentire un “no” definitivo al progetto e qualcuno avanza l'ipotesi che le due attese siano tra loro collegate.
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