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LA ZES DI SALVAGUARDIA PER IL NEW DEAL ECONOMICO (di Maurizio D'Amico)


6 Aprile 2020 - Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Europa e con essa l’Italia non hanno mai conosciuto una situazione drammatica di tipo sociale, economico e con evidenti riflessi anche di natura psicologica in tutta la popolazione, come quella provocata dall’emergenza sanitaria del COVID-19. Già ora si prospetta uno scenario economico di medio/lungo periodo, tipico di una situazione post-bellica alla cui eccezionalità bisogna rispondere con misure economiche eccezionali. Tali non possono essere né una rimodulazione di finanziamenti UE già assegnati ex ante e pro quota a tutti gli Stati membri, non utilizzati in tutto o in parte, né il ricorso esclusivo a strumenti finanziari europei che rischiano di aumentare il debito pubblico, a danno di ulteriori successivi aggravi su famiglie e imprese.


Neppure è sufficiente la semplice procrastinazione di qualche mese delle scadenze degli adempimenti fiscali, finanziari e contributivi, come previsto finora dal Governo con il Decreto così detto “Cura Italia”. Il rischio di una recessione globale determinata dal lockdown attivato nella maggior parte degli Stati, potrebbe provocare una reazione sull’offerta e sulla domanda aggregata, e la creazione di un panorama diffuso di crediti in sofferenza: il già strutturalmente difficile accesso alla liquidità, diverrebbe un vero e proprio miraggio soprattutto per le numerose micro, piccole e medie imprese che caratterizzano il tessuto economico italiano, le quali, prive della garanzia di un adeguato e rapido cash flow, potrebbero facilmente scivolare in una situazione fallimentare.

 La soluzione dell’immediata iniezione di liquidità, che gode anche dell’autorevole endorsement dell’ex Presidente della BCE Mario Draghi, è essenziale per garantire nel breve periodo la vitalità della linfa produttiva della nostra economia. Tuttavia in relazione ad un orizzonte temporale più ampio, l’iniezione di liquidità, che molto presumibilmente sarà erogata quasi esclusivamente “a debito”, potrebbe non bastare. Allora bisogna rendere appetibile il Sistema Paese ricorrendo all’impiego di strategie di ripresa economica imperniate anche sull’impiego sistematico appunto delle zone economiche speciali, però secondo il single approach della “Zona Economica Speciale di Salvaguardia per tutta l’Italia”.

Questo è il modello di cui adesso il Paese ha bisogno per il suo rilancio e per essere veramente competitivo, ma a patto che esso valga per l’intero territorio nazionale e non si riduca ad essere il simulacro di ZES previsto dalla normativa vigente, che finora si è rivelata inadeguata, frazionata com’è, in diverse successive modifiche ed integrazioni (troppe in poco più di due anni dal varo del DL 91/2017) comprese quelle contenute nella Legge di Bilancio 2020.

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