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Così Napoli si candida a capitale dell’innovazione


5 giugno 2019 - Infrastrutture e Innovazione sono le leve strategiche per la crescita dell’Italia e in particolare del Mezzogiorno. E’ stata questa l’introduzione di Vito Grassi, Presidente dell’Unione Industriali Napoli, all’assemblea tenuta ieri presso il Centro Congressi Mostra d’Oltremare.
 “Il sistema impresa ha un ruolo centrale per far fronte a una situazione complessiva del Paese che, accanto a importanti opportunità, presenta rilevanti criticità – ha detto il presidente Grassi - L’Italia è l’unico Paese dell’Ocse a non aver superato il Pil reale pro capite dell’anno 2000, ma è anche il Paese dove le imprese hanno aumentato il loro tasso di internazionalizzazione, con una bilancia commerciale passata da un deficit di 26 miliardi (2009) a un attivo di 33 miliardi (2018).
Il Mezzogiorno è in ritardo, con un pil pro capite pari a poco più del 56% del Centro-Nord, ma grazie alle sue imprese è cresciuto nelle esportazioni un po’ più del resto del Paese, anche se in valori assoluti resta lontano dalle altre macroaree. Le imprese, da sole ancor più se associate, possono fare molto. Ma il Paese deve ritrovare adeguati livelli di competitività. Dotandosi di reti e connessioni materiali e immateriali, che colleghino le città nel Mezzogiorno, e con il resto del Paese e dell’Europa. Di piattaforme tecnologiche per consentire lo sviluppo dei traffici e del business su scala globale. Di una efficiente e completa rete dei trasporti e della logistica.
Le infrastrutture sono fondamentali per la crescita del Mezzogiorno. Soltanto per i trasporti e la logistica, l’ultima manovra finanziaria prevede interventi per il Sud pari a 58 miliardi e mezzo nei prossimi dieci anni. Se l’importo fosse ripartito per ciascuno dei dieci anni, il Pil annuo meridionale crescerebbe di 2 punti e mezzo, con la creazione ogni anno di 125 mila posti di lavoro. Bisogna allora superare la condizione di farraginosità delle procedure imposte dall’attuale assetto normativo, con conseguente insostenibile lentezza nella realizzazione delle opere pubbliche.
Ma si deve anche non solo rispettare la riserva del 34% fissata come limite minimo di spesa dei ministeri da effettuare al Sud, ma superarla largamente, per colmare il divario meridionale. Eliminare i vincoli europei sugli investimenti pubblici strategici. Rimuovere gli ostacoli alla realizzazione di investimenti di interesse pubblico effettuati da grandi fondi internazionali, in una logica di partenariato pubblico-privato. Il Progetto Mezzogiorno deve tornare al centro delle strategie del Paese. La politica per il Mezzogiorno dovrà necessariamente partire dal comprendere le peculiarità dei territori, riscoprirne le vocazioni e le potenzialità, definirne nuovi ruoli, tanto nello scenario italiano, quanto in quello della competizione globale”.

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