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Veneto: cala il numero di imprese che investono


5 marzo 2019 - Nel 2018, sulla base dell’indagine VenetoCongiuntura realizzata da Unioncamere Veneto su un campione di 1.575 imprese, il 54,9% delle imprese manifatturiere del Veneto con almeno 10 addetti ha effettuato investimenti materiali e immateriali (cinque punti percentuali in meno rispetto al 60,1% del 2017), impegnando l’11,6% di risorse in più rispetto al 2017. Il 2018 vede un cambiamento di rotta rispetto all’anno precedente con una decrescita del numero di imprese propense ad investire e un aumento del valore dell’investimento, tendenza che si protrae anche nelle prospettive per il 2019.
«Il focus di approfondimento dedicato agli investimenti delle imprese manifatturiere venete riporta un quadro complessivamente positivo per il 2018 anche se la quota di imprese che hanno effettuato investimenti (quasi il 55%) è diminuita rispetto al 2017 e permane per il 2019 una situazione di incertezza (la quota si ferma al 41,8%) – evidenzia il presidente di Unioncamere Veneto Mario Pozza - . Anche in questo momento di difficoltà economica e finanziaria, le imprese venete, di cui è riconosciuta la grande apertura internazionale, continuano a fare investimenti. Sul mercato interno però pesa l’incertezza politica che porta il sistema produttiva ad essere più cauto e attendista. Il mercato interno deve essere sempre più sostenuto per riacquistare fiducia e credere negli investimenti. Le azioni politiche, con una pianificazione a lungo termine e con obiettivi definiti, hanno un ruolo determinante per creare quel benessere economico diffuso capace di ristabilire fiducia negli investimenti per un’economia sostenibile». 
 Nel 2018 la voglia di investire ha riguardato principalmente le imprese di maggiori dimensioni: l’80% delle grandi imprese (50 addetti e più) e il 50,7% delle piccole imprese (10-49 addetti), mentre a livello settoriale soprattutto le imprese dei comparti gomma e plastica (70%), metalli (60,9%), alimentare, bevande e tabacco (60,3%). Sono principalmente le imprese di beni strumentali ad aver effettuato investimenti raggiungendo una quota pari a 59,2%, a fronte delle imprese produttrici di beni intermedi e di consumo con una minore propensione (rispettivamente 56,6% e 49,8%).

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