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Ritardi veri e apparenti del Codice degli Appalti


26 luglio 2016 - La riformulazione del Codice degli appalti ha interessato per quasi due anni tutti i protagonisti del mondo delle costruzioni, attraverso numerosissimi momenti formali ed informali ed uno scambio pubblico (sulla stampa) e privato ininterrotto.
 "Non si poteva non considerare - sostiene la Presidente Finco Tomasi - che l'applicazione di tale riforma avrebbe, nel breve, sortito un effetto sull’andamento dei lavori (ma non tutti i lavori: non ad esempio quelli ANAS che sono aumentati, non quelli CONSIP, anche di manutenzione, che sono partiti, non quelli di progettazione che stanno tornando a crescere) per i ritardi ascrivibili ai necessari aggiustamenti (l’adeguamento della documentazione di gara alle nuove disposizioni del Codice, oltre che alle nuove procedure di gara ed ai criteri di aggiudicazione, in cui tra l’altro per gli appalti sopra il milione di euro non è più consentita l’aggiudicazione con il criterio del prezzo più basso), alla nuova centralità della progettazione esecutiva, alla centralizzazione degli affidamenti da parte dei Comuni, alla qualificazione anche delle stazioni appaltanti."
 FINCO conviene che possono essere opportune alcune limature del testo (e non reputa peraltro che le recenti rettifiche di refusi intervenute possano essere la causa del suddetto rallentamento dei lavori), ma che occorra non mettere in dubbio i temi di sostanza.

 Per citarne uno per tutti, la presunta limitazione nell'utilizzo dei fattori della produzione, in base alla quale si vorrebbe la completa liberalizzazione del subappalto (o almeno, ora, il ritorno al limite del 30% previgente, con riferimento alla sola categoria prevalente e non a tutta l'opera, come è stato invece opportunamente modificato nel corso del dibattito parlamentare) non condivisibile, vista la rilevanza dell'argomento per gli effetti sulla qualità delle opere, sulla sicurezza del lavoro, sul contrasto all'infiltrazione malavitosa, in breve sulla corretta allocazione del denaro pubblico.
"Mantenere tale limite è anche un fatto di civiltà - aggiunge Tomasi - non ultimo perché non essere relegati nel sub-appalto vuol dire essere destinatari diretti del pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni (si nota comunque un miglioramento in questo senso, previsto dal Codice) ed è un fatto di opportunità anche perché l'impresa specialistica è ontologicamente resistente all'opacità nei rapporti contrattuali e naturalmente più attrezzata sotto il profilo della sicurezza."
 “In ogni caso - conclude la Presidente Finco - ferma restando l’impostazione innovativa del Codice, una riflessione più approfondita si potrà fare solo tra un anno quanto tutto il nuovo sistema sarà entrato a regime e le difficoltà oggettive si saranno più precisamente definite. Si potrà altresì valutare quanto i lavori diminuiti non siano stati in realtà prevalentemente differiti. Per ora la Federazione monitora l’applicazione delle nuove regole confidando in una rapida uscita dalla fase di transizione.”

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