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Livorno: si procede verso la vendita di Porto 2000

Porto 2000: avanti tutta verso la cessione delle quote La linea del Piave è stata fissata. E il Comitato Portuale, pur non dovendo votare alcuna delibera, ha espresso un orientamento ben definito. Certo, non
all’unanimità, ma a larga, anzi larghissima maggioranza, con diverse puntualizzazioni, il parere del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, e una sorpresa: l’annuncio da parte della Camera di Commercio della cessione delle quote a propria disposizione.

 È questo il bilancio conclusivo di una seduta al termine della quale il Parlamentino di Palazzo Rosciano ha consegnato nelle mani del presidente dell’Authority, Giuliano Gallanti, la disponibilità a procedere verso la vendita della Porto 2000, la società (72% APl e 28 Camera di Commercio) che a Livorno gestisce la stazione marittima e i servizi ai passeggeri. Il percorso, avviato già nel lontano 2005, e definito nel 2011 con una delibera approvata all’unanimità che dava mandato all’Apl di confezionare “lo schema di gara per la cessione delle quote maggioritarie della società”, non prevede, quindi, alcuna deviazione.

Nessuna deviazione di rotta sulla dismissione degli asset, perché su questo Gallanti, e non soltanto lui, è stato chiaro:
 «La legge ci impone di scendere sotto il 50% - ha specificato - e recentemente abbiamo ricevuto sollecitazioni anche dalla Corte dei conti e dall’Autorità Garante per la Concorrenza, se non andiamo avanti l’APL rischia di andare incontro a precise responsabilità penali e amministrative». 
Nessuna deviazione nemmeno su quanto vendere: il 23%, ovvero la il minimo necessario previsto dalla legge, o almeno il 51%? Anche qui, l’analisi che l’advisor Kpmg ha consegnato nelle mani dei vertici dell’Authority ha trovato una quasi unanime condivisione in comitato (12 i pareri favorevoli): per evitare che la gara vada deserta è necessario sia ceduta la maggioranza assoluta delle quote. E questo, nonostante le perplessità del sindaco che – dopo il consiglio comunale di venerdì scorso – si era attestato sulla posizione della salvaguardia del ruolo pubblico all’interno della compagine societaria della porto 2000.
«Mettiamoci in testa una cosa – ha ammonito Gallanti - se non ci muoviamo, se non vendiamo la Porto 2000 prima che scada la concessione, allora sì che i lavoratori della società rischiano veramente di finire in strada. Una cosa, infatti, è preparare una gara a triplo oggetto per la ricerca di un soggetto privato, di un gestore dei servizi e di un concessionario, un’altra sarebbe quella di bandire una gara soltanto per l’affidamento della concessione. A quest’ultima potrebbe partecipare chiunque. Altro che sette milioni di euro. A quel punto chi volesse accaparrarsi il traffico delle crociere a Livorno, potrebbe farlo per un pugno di noccioline e senza dover rispettare alcun tipo di clausola sociale o onere contrattuale. E, badate bene, la Porto 2000 parteciperebbe alla gara dell’aggiudicazione come qualsiasi altro soggetto concorrente».

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