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I Promessi Sposi al Teatro Farnese di Parma

Dopo l’Hamlet il Teatro Farnese, prosegue il lavoro ultradecennale di Lenz Rifrazioni con gli attori “sensibili”, ex lungodegenti psichici e persone con disabilità intellettiva. Questo percorso di ricerca unico in Europa per intensità e risultati espressivi, va ora ad innestarsi sulla messinscena del
grande romanzo storico manzoniano, I Promessi Sposi, alla ricerca di una visione irrazionale e provvidenziale del teatro contemporaneo, avvio del nuovo progetto biennale di creazioni sceniche dedicate all’opera di Alessandro Manzoni.

Il progetto si inserisce, in accordo con il Comune di Parma, nel programma delle manifestazioni dedicate al Bicentenario Verdiano del 2013. Al centro della ricerca drammaturgica di Lenz è dunque l’opera fondativa della lingua italiana ritrascritta, come le precedenti riletture della classicità, in visioni contemporanee e rigenerata con estremismo linguistico e antiretorico da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto che ne firmano la regia.

Capolavoro della letteratura italiana, il romanzo della riscossa degli umili e degli esclusi dalla cittadinanza viene qui scomposto in ventiquattro grandi quadri performativi e visuali installati nello spazio monumentale della Sala Majakovskij di Lenz Teatro di Via Pasubio, dove la nuova creazione ha debuttato ed avrà repliche fino al 24 novembre), nell’ambito della 18a edizione di Natura Dèi Teatri.
Molti sono i nodi che caratterizzano la vita degli attori di questi “Promessi Sposi”, alcuni sono già stati tagliati nel corso di questi dodici anni di pratica artistica comune, molti sono ancora strettamente intrecciati tra la storia di ognuno e il presente che trae la propria energia da una passione ripetuta di riscatto e reincarnazione.

La presa di possesso dei personaggi manzoniani da parte di questi “magnifici umili” diventa una contemporanea rivolta del pane e una ribellione all’oblìo, una pestilenza benefica che costringe alla malattia dell’uguaglianza e alla misericordia dell’attore tragico, di intransigente moralità come l’uomo verdiano.

Melodramma e romanzo si intrecciano nelle ricostruzioni di vite vissute davvero, personaggi manzoniani e verdiani si sovrappongono e si fondono tra identità perdute e ricostruite su di un canovaccio personale che ritrova percorsi comuni, identiche epifanie e uguali sofferenze in un unico grande affresco di verità e rappresentazione.

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