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Conftrasporto: “dopo il lockdown si cambi rotta”


27 aprile 2020 -
“Diavolo di un Tir: un pregiudizio duro a morire. Ma i dati dell’Ispra impongono un cambio di visione: i veicoli pesanti inquinano molto, molto meno di quanto si pensi”. 
Dati alla mano (ultimi 28 anni), il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè demolisce un tabù che,
 “Più che per questioni ideologiche che realistiche, resiste da fin troppo tempo”. 
“Il coronavirus ci ha indeboliti, ma ci sta offrendo anche l’occasione per aprire gli occhi su alcune false verità alle quali molti, caparbiamente, ancora si aggrappano, senza considerare il fondamentale ruolo, lo ha riconosciuto anche il Governo, che il trasporto su strada ha dimostrato di ricoprire, soprattutto in questo periodo di lockdown - spiega Uggè - senza quei ‘maledetti’ Tir il Paese si sarebbe completamente fermato. Niente cibo sulle nostre tavole, niente medicinali nella farmacie, e soprattutto niente dispositivi sanitari negli ospedali. E non pensiate che il settore non stia soffrendo: committenti che rinviano i pagamenti anche di 12 mesi, interi settori completamente fermi da mesi come ad esempio quello dei traslochi), impossibilità di procurarsi un pasto caldo o di accedere ai servizi igienici per gli autisti. Eppure, al di là di questo e nonostante l’evidenza dei dati, c’è ancora chi si ostina a demonizzare i mezzi pesanti come principali inquinatori”. 
“Non è così: sul fronte delle polveri sottili PM10, le cui eccessive concentrazioni sono alla base dei blocchi della circolazione, nel 2018, con un contributo del 54% sul totale inquinante e una crescita del 41% negli ultimi 28 anni, è stato il riscaldamento la principale fonte di emissione. Allora perché colpire il mondo dei trasporti, se in base al Rapporto dell’Ispra sono responsabili solo del 12% delle emissioni totali e hanno ridotto il loro potere inquinante di ben il 64% rispetto al 1990?”,
 chiede Uggè.
 “Qualcosa, dopo il lockdown dovrà cambiare anche su questo piano - afferma Uggè - I dati Ispra dovrebbero portare a nuove considerazioni e scelte politiche in tema di divieti e fonti energetiche. C’è da chiedersi fin d’ora quanto abbia senso la campagna per la de carbonizzazione del trasporto pesante, se anche qui il contributo da questo fornito alle emissioni totali di CO2 si attesta intorno al 3% del totale?” 
“Alla luce di tutto questo, è da respingere pertanto qualsiasi tipo di collegamento strumentale tra la diffusione del coronavirus e l’inquinamento derivante dai trasporti”, 
conclude il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio. 24 aprile 2020

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