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Per Confetra bisogna riattivare subito il tavolo della legalità nella logistica

Roma, 22 gennaio 2020 -
“Nelle scorse settimane abbiamo rivolto una richiesta di incontro alla Ministro Lamorgese e al Prefetto di Milano. Da tempo stiamo chiedendo la ricostituzione del Tavolo per la Legalità: uno strumento che coinvolse Ministero degli Interni, Ministero dei Trasporti, Ministero del Welfare, Sindacati e Associazioni Datoriali e che si rivelò un’utile esperienza per la ricerca di analisi e soluzioni condivise”
 ha dichiarato il presidente di Confetra Nicolini in calce alla riunione svoltasi oggi, alla presenza del Prefetto Matteo Piantedosi, presso il Viminale.
“Ci sono molti aspetti dei meccanismi che regolamentano l’appalto di servizio che, per noi, vanno decisamente rivisti. A tutela anzitutto della sana concorrenza e del mercato. Da tempo abbiamo messo a punto una serie di proposte che – responsabilizzando maggiormente i committenti, ma anche chiedendo alle Istituzioni preposte maggiori controlli, verifiche preventive e certificazioni sugli appaltatori – possono rappresentare le basi per un lavoro comune. E’ nostro obiettivo combattere e isolare forme spurie di impresa, dove si annidano fenomeni di elusione fiscale e irregolarità nei rapporti di lavoro, il tutto conservando un impianto normativo che tuttavia tuteli flessibilità e dinamicità del ciclo operativo nella logistica di magazzino e nella distribuzione urbana. Si tratta, tra l’altro, di temi al centro del confronto anche in sede di Tavolo per il rinnovo del CCNL di categoria. Abbiamo altresì chiesto al Governo di non abbassare la guardia rispetto a fenomeni di conflittualità contra legem, che niente hanno a che vedere con il diritto di sciopero regolamentato e con la legittima dialettica tra parti sociali. Troppo spesso infatti i nostri impianti vengono bloccati da persone neanche dipendenti di quelle specifiche aziende. Se le relazioni sindacali diventano un Far West non presidiato da regole e Istituzioni, la conseguenza nefasta è che poi ognuno si acconcerà come reputa più opportuno e tutelante, anche se in spregio alle regole stesse. Dobbiamo invece, insieme, fare uno sforzo comune per ricostruire modelli moderni e normali di dialettica sindacale”.

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