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Mutui: l’importo medio erogato cala del 6,4% in un anno

24 luglio 2018 - Risultati in chiaroscuro sul fronte dei mutui nei primi sei mesi dell’anno; è questo il bilancio emerso dall’osservatorio congiunto Facile.it - Mutui.it, realizzato su un campione di oltre 40.000 domande presentate dal 01 gennaio al 30 giugno scorsi, secondo cui a giugno 2018 l’importo medio richiesto dagli aspiranti mutuatari ha raggiunto il valore massimo del semestre (134.451 euro) segnando un incremento pari al 3% su base semestrale e al 2,1% su base annuale.

All’aumento degli importi che si è cercato di ottenere non ha corrisposto però un incremento delle somme concesse dalle banche; il taglio medio erogato è stato pari a 121.316 euro, il 5,8% in meno rispetto a gennaio 2018 e il 6,4% in meno se si confronta il valore con quello di giugno 2017. «Il calo degli importi erogati a giugno è stato evidente, ma se si analizzano i mutui concessi nel corso di tutto il primo semestre, il bilancio è diverso; il taglio medio concesso nei sei mesi è stato pari a 126.511 euro, in crescita dell’1,2% rispetto allo stesso periodo del 2017», spiega Ivano Cresto, responsabile mutui di Facile.it.
«La valutazione complessiva del semestre rimane quindi positiva; bisognerà attendere i prossimi mesi per capire se quanto accaduto a giugno rappresenti solo un’eccezione o un cambio di rotta». Analizzando l’andamento delle domande di mutuo presentate nel 2018, il tasso fisso non solo continua ad essere il preferito, ma aumenta notevolmente il suo peso sul totale dei finanziamenti richiesti; a gennaio 2018 sceglievano questo genere di indicizzazione il 77,5% dei richiedenti, a giugno 2018, l’83,5%, valore più alto di tutto il semestre. In caduta libera, di conseguenza, la percentuale di coloro che hanno cercato un mutuo a tasso variabile, che a giugno 2018 è stata pari a 12,9%, valore più basso dell’intero semestre. «Sulla crescita della percentuale di italiani che ha scelto il tasso fisso - spiega Cresto – ha certamente avuto un peso importante il clima di incertezza politica del Paese e il timore che questa, unita all’annunciato termine del quantitative easing, potesse influire negativamente sull’Euribor e i tassi ad esso connessi.».

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