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L’Agenzia delle Entrate taglia gli importi delle spese non documentate. FIAP: perplessità sulle modalità.


23 luglio 2018 - Le spese non documentate riconosciute per l’anno 2017 agli autotrasportatori che guidano personalmente il proprio veicolo scendono da 51 a 38 euro/giorno, per i viaggi effettuati oltre l’ambito comunale e a 13,3 euro/giorno per i viaggi effettuati nell’ambito del Comune. Confermato anche il rimborso del SSN, per un massimo di 300 euro a camion. Questo è quanto stabilisce la tanto attesa comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, il cui ritardo era tra le motivazioni alla base della proclamazione del fermo nazionale, previsto dal 6 al 9 agosto prossimi. Si tratta senza dubbio di una doccia fredda, come qualcuno ha titolato, ma era già ampiamente risaputo che prima o poi questo sarebbe accaduto.

A suscitare più di un interrogativo, semmai, sono le modalità di applicazione. Una prima e, se vogliamo, più banale osservazione riguarda la tempistica. Il 2017 è terminato da oltre 6 mesi, e non è possibile rimettere mano a quel che è stato. Dire oggi che le detrazioni per spese non documentate relative all’esercizio 2017 sono ridotte di quasi la metà non consente agli autotrasportatori di recuperare il differenziale sulle tariffe, come sarebbe stato corretto fare.

Che le spese non documentate si traducano, poi, in una riduzione delle tariffe di trasporto a beneficio dei committenti, è più che evidente; pertanto,
 “da parte della FIAP – sostiene il Segretario Nazionale di FIAP, Silvio Faggi – non ci sono pregiudiziali sulla volontà di superare questo benefit, come del resto sostenuto più e più volte in passato. Riteniamo tuttavia che si renda opportuno arrivare ad un confronto con il Governo per definire in maniera più opportuna gli strumenti di accompagnamento della norma”. 
In primo luogo la riduzione, anche sostanziale, del beneficio dovrebbe – come si diceva – essere prevista a partire dall’anno successivo e non applicata retroattivamente.
“ L’imprenditore deve poter pianificare la propria attività a priori, prosegue Faggi – e non gestire sgradite sorprese a posteriori, come accade oramai da diversi anni”. 
In secondo luogo se, come è giusto che sia, vogliamo mettere l’autotrasportatore nelle condizioni di poter recuperare, in termini tariffari, la riduzione dei benefici che lo Stato gli concedeva, è essenziale supportarlo adeguatamente. Non è un mistero che gli autotrasportatori, soprattutto quelli più piccoli, siano l’anello debole di tutta la filiera, in termini di forza contrattuale.

A loro tutela sono state introdotte nel corso degli anni delle leggi, peraltro frutto di lunghe ed estenuanti trattative, che sono rimaste inapplicate; ne sono esempio la legge sui costi minimi di sicurezza successivamente in parte accantonata e quella sul rispetto dei tempi di pagamento, mai divenuta operativa, in assenza di un adeguato sistema sanzionatorio, in capo a chi sarebbe tenuto a rispettarli.

Da tempo sosteniamo con forza il ripristino dei costi minimi di sicurezza e l’ indeducibilità ai fini Iva e dei redditi delle fatture di trasporto pagate in ritardo. Strumenti, questi, che contribuirebbero a riequilibrare quei rapporti di forza commerciali, che oggi vedono il committente fortemente avvantaggiato a danno del vettore. Si tratta di due soluzioni che, se trovassero attuazione come auspichiamo, porterebbero il duplice vantaggio da un lato di permettere alle imprese dell’autotrasporto di avere la garanzia di una remunerazione dei propri servizi equa e ottenuta nei tempi dovuti, e dall’altro, consentirebbe allo Stato, di evitare di dover ripiegare su provvedimenti come quello delle spese non documentate, a tutto beneficio delle casse pubbliche. E una intera categoria, vitale per l’economia del Paese, potrebbe finalmente ritornare a crescere.

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