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Napoli e Salerno insieme: una opportunità per il Mezzogiorno


Come ampiamente previsto gli accorpamenti predisposti dallo schema di decreto legislativo tendente a riorganizzare la disciplina delle autorità portuali italiane non è stato accolto con unanime consenso. In particolare i focolai della protesta si sono concentrati in Campania ed in Sicilia per motivi legati alla ubicazione della sede della presidenza dell’autorità di sistema in Sicilia e sulla opposizione alla istituzione di una unica autorità di sistema in Campania, rafforzando così la tesi che ha portato alla ratio della riforma cioè l’eccesso di campanilismi e cosi detti municipalismi che attraverso le 24 autorità portuali precedenti avevano provocato il disastro della portualità nazionale con doppioni di inutili infrastrutture edificate (ovviamente a spese della collettività) in porti distanti fra di loro poche miglia ed insistenti sugli stessi bacini commerciali/industriali.

Ecco quindi perchè l’accorpamento o meglio l’integrazione di Napoli e Salerno deve essere intesa come una opportunità e non come una guerra fratricida come sembra si stia incanalando la vicenda al seguito di manifestazioni di protesta e varie dichiarazioni ostili. Finalmente si potrà ragionare in una dimensione di sistemi logistici nell’ottica della razionalizzazione dei traffici e della competitività degli stessi.

L’Italia è un paese che ha una orografia molto difficile da conciliare con la logistica a differenza delle nazioni continentali che hanno un fronte mare limitato che però alimenta un retroterra vastissimo; l’Italia purtroppo ha un elevatissimo fronte mare su due versanti adriatico e tirrenico a cui corrisponde giocoforza un limitato retroterra inoltre la lunghezza della penisola obbliga a scelte logistiche vincolanti in quanto non è immaginabile che possa sbarcare al Sud merce destinata al Nord e viceversa.

Ne deriva quindi che è giocoforza per i porti della Campania che insistono su bacini commerciali ed industriali limitati (a causa di quanto sopradetto) di mettersi a sistema per poter offrire al mercato i migliori costi sia riferiti ai servizi portuali che ai servizi di handling delle merci il cui costo viene ottimizzato in base alla legge dei grandi numeri che prevede una contrazione dei costi di produzione del servizio all’aumento del tonnellaggio movimentato (e non dimentichiamo che in Campania siamo in presenza di tonnellaggi limitati).

Lo schema di riforma della portualità prevede una cabina di regia a Roma che deciderà dove dovranno essere realizzati i futuri investimenti nella portualità italiana e quindi anche i porti campani seguiranno questa logica. L’integrazione dei due maggiori porti campani dovrà gioco forza contribuire ad una sana competizione fra i rispettivi servizi tecnico nautici nella loro offerta tariffaria nonchè ad una revisione drastica degli oneri concessori che a Napoli vengano applicati in misura più che doppia rispetto a quanto praticato a Salerno.

Analogo discorso dovrà essere applicato agli oneri di security. La riforma nel suo primo percorso applicativo dovrà quindi far competere le due infrastrutture portuali senza distorsioni o favoritismi; successivamente verrà affrontato il discorso della logistica extra portuale. Cioè di quanto sarà necessario metter in atto per migliorare l’infrastruttura terrestre allo scopo di assicurare il transito delle merci dal porto all’importatore e viceversa dall’esportatore al porto nella maniera e nella misura più competitiva sia in termini di costo che di tempo.

Ed in questa ottica rientra anche la logica dello sportello unico doganale che dovrà applicare i tempi europei per la verifica delle merci. Al di là quindi delle polemiche e di fronte ad una volontà politica che ormai è determinata ad implementare al più presto la legge occorre quindi una nuova visione imprenditoriale delle forze in campo in ambedue i porti che decidano finalmente, al di la del buonismo di facciata, di realizzare la squadra dell’autorità di sistema e non le squadre contrapposte di Napoli e Salerno.

L’unione fa la forza e mai come nel caso della portualità campana, due “piccoli” porti (perche non dobbiamo nascondere che i numeri di ambedue i porti tranne che nel traffico passeggeri di Napoli sono numeri di piccoli porti) attraverso la loro integrazione potranno elevarsi al ruolo di secondo polo portuale italiano.
 Andrea Mastellone 
Presidente Assoagenti Napoli

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